Efficacia clinica della terapia pittorica in pazienti con disturbi d'ansia

La terapia pittorica, combinata con la terapia farmacologica, può alleviare i sintomi dei pazienti con disturbo d’ansia, migliorare le loro funzioni mentali e sociali e migliorare l’efficacia clinica. Lo suggerisce uno studio pubblicato dalla Rivista di Psichiatria.

Lo studio ha analizzato il valore applicativo della terapia pittorica combinata con farmaci per i pazienti con disturbo d’ansia, osservando i cambiamenti nelle funzioni mentali e sociali dei pazienti. Sono stati reclutati 400 pazienti con disturbo d’ansia e divisi casualmente nel gruppo sperimentale e nel gruppo di controllo (200 casi in ciascun gruppo). I pazienti del gruppo di controllo hanno ricevuto la sola terapia farmacologica, combinata nel gruppo sperimentale con il trattamento pittorico. La Nurses Observation Scale for Inpatient Evaluation (NOSIE) è stata utilizzata per la valutazione del funzionamento mentale e sociale. L’efficacia clinica è stata valutata in base al grado di riduzione del punteggio della Hamilton Depression Scale (HAM-D).

page imgDopo 8 settimane di trattamento, il gruppo sperimentale aveva un punteggio HAMD inferiore a quello del gruppo di controllo. Dopo 8 settimane di trattamento, le funzioni mentali e sociali in entrambi i gruppi sono migliorate in modo significativo. La competenza sociale, l’interesse sociale e la pulizia personale del gruppo sperimentale erano migliori di quelli del gruppo di controllo, e il grado di irritabilità, ritardo e depressione erano inferiori a quelli del gruppo di controllo. Rispetto al gruppo di controllo, il gruppo sperimentale ha avuto un tasso di guarigione più elevato e un notevole tasso di risposta.

 

 

 

 

 

Fonte:

Riv Psichiatr 2023;58(3):129-133 doi 10.1708/4056.40384

 

IT-NON-2024-00333

Un modello per prevedere depressione e ansia con IA e social media

I ricercatori dell'Università di San Paolo (USP) in Brasile stanno utilizzando l'intelligenza artificiale (IA) e Twitter per provare a creare modelli di previsione di ansia e depressione che potrebbero in futuro fornire segni di questi disturbi prima della diagnosi clinica. Lo studio è pubblicato sulla rivista Language Resources and Evaluation.

page img Un modello per prevedere depressione e ansia con IA e social mediaLa costruzione di un database, chiamato SetembroBR corpus, è stato il primo passo nello studio. Il nome è un riferimento a Settembre Giallo, una campagna annuale di sensibilizzazione e prevenzione del suicidio, e anche al fatto che la raccolta dei dati per lo studio è iniziata un giorno di settembre. Il secondo passaggio è ancora in corso ma ha fornito alcuni risultati preliminari, come la possibilità di rilevare se una persona è suscettibile a sviluppare depressione esclusivamente sulla base dei propri amici e follower sui social media, senza tenere conto dei propri post. Il database contiene informazioni relative a un corpus di testi (in portoghese) e alla rete di connessioni che coinvolgono 3.900 utenti di Twitter che hanno riferito di aver ricevuto una diagnosi o di essere stati in cura per problemi di salute mentale prima dell'indagine. Il corpus include tutti i tweet pubblici pubblicati da questi utenti individualmente (senza retweet), per un totale di circa 47 milioni di questi brevi testi.

Lo studio ha anche raccolto tweet di amici e follower, in accordo con l'osservazione che le persone con problemi di salute mentale tendono a seguire determinati account, come forum di discussione, influencer e celebrità che riconoscono pubblicamente la loro depressione. 

 

 

 

Fonte:

Lang Resources & Evaluation (2023). https://doi.org/10.1007/s10579-022-09633-0

IT-NON-2024-00367

AI: ricostruzione semantica del linguaggio continuo da registrazioni cerebrali

I ricercatori dell'Università del Texas ad Austin hanno sviluppato un'interfaccia cervello-computer che decodifica il linguaggio da registrazioni non invasive. Il sistema di intelligenza artificiale può tradurre l'attività cerebrale di una persona - mentre ascolta una storia o immagina silenziosamente di raccontare una storia - in un flusso continuo di testo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience.

Il lavoro si basa in parte su un modello di trasformatore, simile a quelli che alimentano ChatGPT di Open AI e Bard di Google. A differenza di altri sistemi di decodifica linguistica in fase di sviluppo, questo sistema non richiede ai soggetti di avere impianti chirurgici: l'attività cerebrale viene misurata utilizzando uno scanner fMRI dopo un lungo addestramento del decodificatore, in cui l'individuo ascolta ore di podcast nello scanner. Successivamente, a condizione che il partecipante sia disposto a far decodificare i propri pensieri, l'ascolto di una nuova storia o l'immaginare di raccontare una storia consente alla macchina di generare il testo corrispondente dalla sola attività cerebrale.

page img AI: ricostruzione semantica del linguaggio continuo da registrazioni cerebrali Il risultato non è una trascrizione parola per parola, i ricercatori hanno progettato il sistema affinché questo catturi l'essenza di ciò che viene detto o pensato, anche se in modo imperfetto. Circa la metà delle volte, la macchina è riuscita a produrre un testo che corrisponde strettamente (e talvolta con precisione) ai significati previsti delle parole originali. Nell'articolo gli autori precisano che la decodifica funziona solo con partecipanti cooperativi che avevano partecipato volontariamente all'addestramento del decodificatore. 

Ai partecipanti è stato anche chiesto di guardare quattro brevi video silenziosi mentre si trovavano nello scanner. Il decodificatore semantico è stato in grado di utilizzare la loro attività cerebrale per descrivere accuratamente determinati eventi dai video. Il sistema attualmente non è pratico per l'uso al di fuori del laboratorio a causa della sua dipendenza dal tempo necessario su una macchina fMRI. Ma i ricercatori pensano che questo lavoro potrebbe essere trasferito ad altri sistemi di imaging cerebrale più portatili, come la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS).

 

 

 

Fonte:

Nat Neurosci (2023). https://doi.org/10.1038/s41593-023-01304-9

IT-NON-2024-00368

Telemedicina: l’esperienza dei pazienti sottoposti a visite neurologiche

Secondo uno studio condotto dai medici della Wake Forest School of Medicine, i pazienti apprezzano la telemedicina e sono soddisfatti per la convenienza e la sicurezza di questo sistema che consente comunque di comunicare efficacemente con il neurologo. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Neurology.

Lo studio ha valutato l'esperienza dei pazienti con le visite di telemedicina neurologica durante le prime 8 settimane di lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19. I pazienti che sono stati visitati in telemedicina sono stati poi contattati telefonicamente.

page img Telemedicina: l'esperienza dei pazienti sottoposti a visite neurologiche Sono state eseguite un totale di 2.280 visite di telemedicina e sono stati contattati successivamente per il feedback 753 pazienti (il 33%). Alcune visite (il 47%) sono state effettuate tramite video, altre (il 53%) per telefono. La soddisfazione dei pazienti era elevata: il 77% ha riferito che tutte le sue esigenze erano state soddisfatte. Ciononostante, solo il 51% ha dichiarato che avrebbe preso in considerazione la telemedicina per visite future.

Il giudizio positivo dei pazienti era associato al fatto che la televisita ha permesso loro di risparmiare tempo e ridurre i costi, ma anche ad una positiva relazione con il medico. L'aspetto negativo era che per alcuni pazienti non è stato possibile completare l'esame neurologico.

Gli intervistati consideravano comunque la telemedicina come uno strumento per rendere più frequenti le visite, senza sostituire quelle di persona . 

 

 

 

 

 

Fonte:

Patient Experiences With Ambulatory Telehealth in Neurology Results of a Mixed-Methods Study

Carly Olszewski et al., Neurol Clin Pract Dec 2021, 11 (6) 484-496; DOI: 10.1212/CPJ.0000000000001072

IT-NON-2024-00369

Depressione e ansia negli adulti con epilessia di nuova diagnosi

L'ansia e la depressione sono spesso comorbilità che si manifestano nelle persone affette da epilessia e alcuni studi suggeriscono che queste condizioni potrebbero addirittura precedere lo sviluppo dell'epilessia stessa. L'obiettivo di questa revisione è quello di fornire una panoramica sulla prevalenza di sintomi clinicamente significativi di ansia e depressione nelle persone che sperimentano le prime crisi epilettiche e nei soggetti con diagnosi recente di epilessia. 

Per condurre questa ricerca sono stati esplorati i database Medline ed Embase nel periodo tra il primo gennaio 2000 e il primo maggio 2022. Tra i 1.836 studi identificati inizialmente, sono stati selezionati 16 articoli che soddisfacevano i criteri predefiniti di inclusione.

page imgI risultati indicano che sintomi clinicamente significativi di ansia e depressione, determinati attraverso l'uso di punteggi validati da strumenti di screening specifici, sono frequenti sia nelle persone che sperimentano le prime crisi epilettiche (con una prevalenza che varia tra il 13% e il 28%) sia in quelle con diagnosi recente di epilessia (con una prevalenza che oscilla tra l'11% e il 45%). Inoltre, questi sintomi sono associati a diversi fattori clinici e demografici come, ad esempio, precedenti disturbi psichiatrici, traumi, tratti della personalità, autostima e la percezione sociale negativa associata all'epilessia.

La ricerca ha fornito prove significative del fatto che sintomi ansiosi e depressivi clinicamente rilevanti sono spesso presenti nelle persone che affrontano le prime crisi epilettiche o ricevono una diagnosi di epilessia. Gli Autori sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche finalizzate ad approfondire ulteriormente la comprensione delle intricate interazioni tra queste comorbilità psichiatriche. Tale conoscenza, infatti, potrebbe essere fondamentale per sviluppare approcci terapeutici mirati e olistici per migliorare la qualità della vita delle persone affette da epilessia.

 

 

 

Fonte:

Epilepsia Open. 2023 Sep doi: 10.1002/epi4.12766. Epub 2023 Jun 6

 

IT-NON-2024-00332

L’insonnia fa aumentare il rischio di ulcera peptica

Secondo uno studio pubblicato su Oxidative Medicine and Cellular Longevity, l'insonnia è un fattore di rischio causale per l’ulcera peptica, probabilmente a causa dello stress immunitario e ossidativo.

“I nostri risultati indicano che il miglioramento della qualità del sonno potrebbe avere sostanziali benefici per la salute” osserva Ling-Feng Zha, della Huazhong University of Science and Technology, in Cina, primo nome dello studio.

page imgAlcuni studi osservazionali indicano che l'insonnia può aumentare il rischio di ulcera peptica. I ricercatori hanno quindi voluto chiarire questa possibile correlazione per mezzo di un’analisi di randomizzazione mendeliana.

Per questo hanno effettuato analisi utilizzando dati statistici riassuntivi per le varianti genetiche riportate da uno studio di associazione genome-wide (GWAS) sull’insonnia (fino a 1.331.010 individui) e da un GWAS sull’ulcera peptica (fino a 456.327 individui). Hanno utilizzato tre approcci di randomizzazione mendeliana per valutare se l'insonnia possa avereun ruolo causale nell’ulcera peptica e hanno condotto analisi del percorso e dell'arricchimento funzionale per anticipare i meccanismi sottostanti.

Ebbene, l'analisi di randomizzazione mendeliana convenzionale ha mostrato una chiara relazione di causalità tra insonnia e ulcera peptica. Le associazioni tra insonnia e ulcera peptica sono rimaste costanti in altre due analisi eseguite utilizzando il metodo della mediana ponderata e la regressione MR-Egger. Inoltre, nessuna prova ha indicato una causalità inversa tra eventi di ulcera peptica e sintomi di insonnia.

Le analisi del percorso e dell'arricchimento funzionale hanno indicato che i meccanismi dell'effetto dell'insonnia sull’ulcera peptica possono avvenire attraverso vari modi, come il sistema immunitario e lo stress ossidativo.

 

Fonte:

Oxid Med Cell Longev. 2021 Sep 25;2021:2216314. doi: 10.1155/2021/2216314. eCollection 2021.

IT-NON-2024-00408

Modello studia le cause dell’insonnia nelle donne in menopausa

Uno studio pubblicato sul Journal of Women’s Health ha messo a punto un modello per capire quali fattori influenzano il sonno nelle donne in menopausa.

Uno dei sintomi più comuni che la donna avverte durante la menopausa sono i disturbi del sonno, associati a depressione, vampate di calore e fluttuazione dei livelli ormonali.

page imgLe donne che riferiscono difficoltà a dormire riportano anche una ridotta qualità di vita. Ricerche precedenti hanno ipotizzato che cambiamenti nei livelli degli ormoni riproduttivi possano causare una scarsa qualità del sonno e depressione nelle donne di mezza età. Durante l’invecchiamento, in effetti, la riduzione degli ormoni estradiolo e progesterone e un aumento degli ormoni follicolo-stimolanti possono causare insonnia. Inoltre, le vampate di calore possono rendere difficile addormentarsi.

I ricercatori hanno usato dati dal Midlife Women’s Health Study, per identificare quali fattori di rischio possono causare i sintomi della menopausa. In quattro anni, hanno partecipato oltre 700 donne che hanno completato questionari sulla storia medica e hanno fornito campioni di sangue e urine. Per i successivi tre anni, poi, sono tornate una volta l’anno per un questionario di follow-up su ciclo mestruale, stato di salute, stile di vita, sintomi depressivi e sonno e per il prelievo di altri campioni.

Attraverso un’analisi bayesiana, i ricercatori hanno evidenziato i fattori collegati all’alterazione del sonno e hanno scoperto che non sono i livelli ormonali a influenzare, bensì sarebbero le vampate di calore ad essere collegate ai disturbi del  sonno, così come alla depressione.

 

 

Fonte:

Journal of Women’s Health (2022) – doi: 10.1089/jwh.2021.0502

IT-NON-2024-00364

Musicisti: gestione dell’ansia da esibizione in pubblico

L'ansia da prestazione musicale (MPA) è una reazione emotiva e fisiologica naturale di fronte allo stress associato alle esibizioni pubbliche. Tuttavia, le forme più gravi e debilitanti dell'MPA rappresentano reazioni persistenti che vanno ben oltre la risposta adattativa normale e possono avere un impatto molto negativo sulla qualità delle esecuzioni musicali e sulla vita complessiva dei musicisti. 

page imgAttualmente, la MPA colpisce molti artisti professionisti e, in alcuni casi, può persino minacciare la loro carriera musicale. Nonostante l'ampia portata di questo problema, la ricerca che lo esplora e che contribuisce ad individuare soluzioni rimane limitata.

Questa revisione si concentra sugli avanzamenti significativi ottenuti negli ultimi cinque anni (dal 2018 al 2023) nel trattamento della MPA. Sono stati esplorati i database Web of Science, Scopus e Google Scholar e, alla fine, sono stati selezionati e analizzati dieci studi che hanno fornito contributi rilevanti su questo argomento nel periodo preso in esame.

Gli Autori concludono che, sebbene la ricerca attuale possa presentare carenze metodologiche e lacune dovute alle dimensioni del campione, è importante sottolineare che ci sono stati dei progressi significativi. Questi avanzamenti offrono preziose informazioni volte a prevenire e ad affrontare il problema dell'ansia da prestazione musicale nei musicisti professionisti e in coloro che aspirano a diventarlo.

 

 

 

Fonte:

Behav Sci (Basel). 2023 Aug doi: 10.3390/bs13090720

IT-NON-2024-00442

Terapia cognitivo comportamentale fornita da Internet per ansia e depressione

In uno studio pubblicato dalla rivista JAMA Psychiatry, i ricercatori hanno osservato che la terapia cognitivo comportamentale guidata fornita da Internet (i-CBT) era associata a più alte probabilità di remissione dell'ansia e della depressione per la maggior parte dei pazienti.

L'analisi secondaria prespecificata di uno studio clinico multicentrico randomizzato, in cieco con controllo, di i-CBT guidata, i-CBT autoguidata e trattamento standard includeva studenti di Colombia e Messico che cercavano un trattamento per l'ansia ( definita come un punteggio del Disturbo d'Ansia Generalizzata [GAD-7] a 7 voci ≥10) e/o depressione (definita come un punteggio del Patient Health Questionnaire[PHQ-9] a 9 voci ≥10). I partecipanti sono stati randomizzati a una i-CBT transdiagnostica culturalmente adattata che era guidata (n = 445), autoguidata (n = 439) o trattamento standard (n = 435).

page imgLo studio ha incluso 1.319 partecipanti (età media [DS], 21,4 [3,2] anni; 1.038 donne [78,7%]; 725 partecipanti [55,0%] provenivano dal Messico). Un totale di 1.210 partecipanti (91,7%) aveva probabilità medie (SE) significativamente più elevate di remissione congiunta di ansia e depressione con i-CBT guidata (51,8% [3,0%]) rispetto a i-CBT autoguidata (37,8% [3,0%] %]; P = .003) o trattamento standard (40,0% [2,7%]; P = .001). I restanti 109 partecipanti (8,3%) avevano probabilità medio-basse (SE) di remissione congiunta di ansia e depressione in tutti i gruppi (i-CBT guidata: 24,5% [9,1%]; P = .007; i-CBT autoguidata: 25,4% [8,8%]; P = .004; trattamento come di consueto: 31,0% [9,4%]; P = .001). Tutti i partecipanti con ansia al basale avevano probabilità medie (SE) non significativamente più alte di remissione dell'ansia con i-CBT guidata (62,7% [5,9%]) rispetto agli altri 2 gruppi (i-CBT autoguidata: 50,2% [6,2%]; P = .14; trattamento come di consueto: 53,0% [6,0%]; P = .25). Un totale di 841 partecipanti su 1.177 (71,5%) con depressione al basale aveva probabilità medie (SE) significativamente più elevate di remissione della depressione con i-CBT guidata (61,5% [3,6%]) rispetto agli altri 2 gruppi (i-CBT autoguidata: 44,3% [3,7%]; P = .001; trattamento abituale: 41,8% [3,2%]; P < .001). Gli altri 336 partecipanti (28,5%) con depressione al basale avevano probabilità medie (SE) non significativamente più alte di remissione della depressione con i-CBT autoguidata (54,4% [6,0%]) rispetto a i-CBT guidata (39,8% [5,4%]; P = .07). 

L'i-CBT guidato ha prodotto le maggiori probabilità di remissione dell'ansia e della depressione per la maggior parte dei partecipanti; tuttavia, queste differenze non erano significative per l'ansia. Alcuni partecipanti hanno avuto le più alte probabilità di remissione della depressione con l'i-CBT autoguidata.

 

Fonte:

JAMA Psychiatry. Published online June 07, 2023. doi:10.1001/jamapsychiatry.2023.1675 

IT-NON-2024-00443

Un assistente vocale basato sull'IA per ansia e depressione

L'intelligenza artificiale (IA) potrebbe essere uno strumento utile nel trattamento della salute mentale, secondo i risultati di un nuovo studio pilota condotto dai ricercatori dell'Università dell'Illinois di Chicago. Lo studio ha riscontrato cambiamenti nell'attività cerebrale dei pazienti insieme a un miglioramento dei sintomi di depressione e ansia dopo aver utilizzato Lumen, un assistente vocale basato sull'IA per la terapia comportamentale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Translational Psychiatry.

page imgI ricercatori dell'UIC hanno reclutato oltre 60 pazienti per lo studio clinico nel quale hanno esplorato l'effetto dell'applicazione sui sintomi di depressione e ansia da lievi a moderati e l'attività nelle aree cerebrali precedentemente dimostrate essere associate ai benefici della terapia. Due terzi dei pazienti hanno utilizzato Lumen su un iPad fornito dallo studio per otto sessioni di terapia, mentre gli altri pazienti non hanno ricevuto alcun intervento.

Dopo l'intervento, i partecipanti allo studio che hanno utilizzato l'app Lumen hanno mostrato punteggi ridotti per depressione, ansia e disagio psicologico rispetto al gruppo di controllo. Il gruppo Lumen ha anche mostrato miglioramenti nelle capacità di risoluzione dei problemi correlati a una maggiore attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale, un'area del cervello associata al controllo cognitivo. Sono stati riscontrati risultati promettenti anche per le donne e le popolazioni sottorappresentate.

 

 

 

 

Fonte:

Transl Psychiatry 13, 166 (2023). https://doi.org/10.1038/s41398-023-02462-x

Journal of Alzheimer's Disease Reports, vol. 7, no. 1, pp. 307-315, 2023 DOI: 10.3233/ADR-230019

IT-NON-2024-00444

 Insonnia associata al declino della memoria

I risultati di uno studio canadese suggeriscono che le persone anziane che soffrono di insonnia sono maggiormente a rischio di andare incontro a deterioramento cognitivo a lungo termine. Lo studio, pubblicato sulla rivista Sleep, si basa sui dati di oltre 26.000 partecipanti al Canadian Longitudinal Study on Aging, di età compresa tra i 45 e gli 85 anni.

page img Insonnia associata al declino della memoriaI ricercatori hanno confrontato le valutazioni auto-riferite del sonno e della memoria e i test neuropsicologici in diversi domini cognitivi effettuati nel 2019 a cui è seguito un follow-up nel 2022. I partecipanti che hanno riportato un peggioramento della qualità del sonno nei tre anni avevano anche maggiori probabilità di riportare un declino soggettivo della memoria. I ricercatori hanno raggruppato i soggetti in tre categorie sulla base dei questionari del sonno: coloro che non hanno segnalato problemi di sonno al basale(NIS), nel 2019, aventi probabile disturbo da insonnia (PID), solo sintomi di insonnia (ISO) o nessun sintomo di insonnia.

Quando hanno esaminato i dati del follow-up del 2022, coloro che avevano segnalato un peggioramento della qualità del sonno - da nessun sintomo ad alcuni o probabile insonnia, o da alcuni sintomi a probabile insonnia - avevano maggiori probabilità di manifestare un declino della memoria o di aver ricevuto una diagnosi dal medico. Avevano anche maggiori probabilità di mostrare una maggiore prevalenza di ansia, depressione, sonnolenza diurna, interruzioni della respirazione durante il sonno, altri problemi legati al sonno, fumo e un indice di massa corporea maggiore. Tutti fattori di rischio per il declino cognitivo e la demenza. Dallo studio è emerso anche che gli uomini con insonnia ottengono risultati peggiori nei test di memoria rispetto alle donne.

 

 

Fonte:

Jean-Louis Zhao, Nathan Cross, Chun W Yao, Julie Carrier, Ronald B Postuma, Nadia Gosselin, Lisa Kakinami, Thien Thanh Dang-Vu, Insomnia disorder increases the risk of subjective memory decline in middle-aged and older adults: a longitudinal analysis of the Canadian Longitudinal Study on Aging, Sleep, 2022;, zsac176, https://doi.org/10.1093/sleep/zsac176

 

IT-NON-2024-00365

La speranza come fattore di resilienza contro l’ansia

I disturbi legati all'ansia rimangono tra i problemi psichiatrici più comuni e debilitanti. La ricerca ha focalizzato l'attenzione sui fattori di resilienza, come la speranza, che possono svolgere un ruolo nel costruire la capacità di adattamento o nel mitigare l'impatto dei disturbi d'ansia. Angela L Richardson ha condotto una revisione con il proposito di offrire un'analisi approfondita del ruolo della speranza come fattore di resilienza ed elemento utile a ridurre i livelli di ansia.

page imgL’ansia e la speranza sono definite come costruzioni orientate verso il futuro con quest’ultima che può rappresentare uno strumento efficace per contrastare il disagio legato ai disturbi ansiosi cronici. In tal senso, vengono riportate le prove empiriche che supportano tale ruolo e sono anche discusse le prospettive future della ricerca sui meccanismi d’azione tramite i quali la speranza può abbassare i livelli d'ansia.

In conclusione, l’Autrice sottolinea l'importanza di comprendere appieno il potenziale della speranza come risorsa chiave nel promuovere la resilienza e ridurre il disagio legato all'ansia.

 

 

 

 

 

Fonte:

Curr Opin Psychol. 2023 Oct doi: 10.1016/j.copsyc.2023.101664

 

IT-NON-2024-00331

Trattare l’insonnia per ridurre la depressione negli anziani

Gli anziani che soffrono di insonnia presentano un alto rischio di soffrire di depressione. I ricercatori della David Geffen School of Medicine (University of California, Los Angeles), hanno valutato l'efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per l'insonnia (CBT-I) rispetto alla terapia per l'educazione al sonno (SET) nella prevenzione della depressione in questi pazienti. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista JAMA Psychiatry.

Per lo studio clinico randomizzato in cieco, a gruppi paralleli, condotto in un unico sito, sono stati arruolati 291 adulti di 60 anni o più con disturbo da insonnia che non presentavano depressione maggiore e che non avevano sofferto di problemi di salute rilevanti nel corso dell'anno precedente. Il follow-up è durato 36 mesi.

page img Trattare l'insonnia per ridurre la depressione negli anziani156 soggetti sono stati trattati con la terapia cognitivo comportamentale, mentre i restanti 135 sono stati trattati con terapia per l'educazione al sonno. In totale 140 partecipanti (l'89,7%) hanno completato la terapia cognitivo comportamentale e 130 (il 96,3%) hanno completato la SET; 114 (il 73,1%) hanno completato i 24 mesi di follow-up nel gruppo della terapia cognitivo comportamentale e 117 (l'86,7%) nel gruppo SET; nel primo gruppo 81 (il 51,9%) hanno completato il follow-up di 36 mesi, nel secondo gruppo 77 (il 57%).

Diciannove partecipanti del gruppo terapia cognitiva (il 12,2%) hanno sofferto di depressione maggiore, contro 35 partecipanti (il 25,9%) nel gruppo SET. I pazienti sottoposti a terapia cognitivo-comportamentale avevano maggiori probabilità di smettere di soffrire di insonnia (41 [26,3%]) rispetto ai partecipanti SET (26 [19,3%]). Quelli nel gruppo CBT-I con remissione prolungata avevano una riduzione dell'82,6% della probabilità di depressione rispetto a quelli del gruppo SET senza remissione prolungata.

I risultati di questo studio, concludono gli autori, indicano che il trattamento dell'insonnia con terapia cognitivo comportamentale può essere utile nella prevenzione della depressione maggiore incidente e ricorrente negli anziani con insonnia. Lo screening a livello comunitario per i problemi di insonnia negli anziani e l'uso di trattamenti basati su questa terapia potrebbero far avanzare sostanzialmente gli sforzi della salute pubblica per trattare l'insonnia e prevenire la depressione nella popolazione anziana vulnerabile.

 

Fonte:

Irwin MR, Carrillo C, Sadeghi N, Bjurstrom MF, Breen EC, Olmstead R. Prevention of Incident and Recurrent Major Depression in Older Adults With Insomnia: A Randomized Clinical Trial. JAMA Psychiatry. Published online November 24, 2021. doi:10.1001/jamapsychiatry.2021.3422

IT-NON-2024-00366

 Insonnia associata al declino della memoria

card Insonnia associata al declino della memoria

L'articolo tratta di come l'insonnia negli anziani possa aumentare il rischio di declino cognitivo a lungo termine. 

Trattare l’insonnia per ridurre la depressione negli anziani

card Trattare l'insonnia per ridurre la depressione negli anziani

L'articolo spiega di come la terapia cognitivo-comportamentale per l'insonnia possa essere un efficace strumento di prevenzione contro la depressione negli anziani.

Un modello per prevedere depressione e ansia con IA e social media

card Un modello per prevedere depressione e ansia con IA e social media

L'articolo tratta dell'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale per sviluppare modelli di previsione di ansia e depressione, al fine di cogliere i segnali di tali disturbi prima di una diagnosi clinica. 

AI: ricostruzione semantica del linguaggio continuo da registrazioni cerebrali

card AI: ricostruzione semantica del linguaggio continuo da registrazioni cerebrali

L'articolo parla di un sistema che traduce l'attività cerebrale in testo, utilizzando solamente intelligenza artificiale e uno scanner fMRI.

Telemedicina: l’esperienza dei pazienti sottoposti a visite neurologiche

card Telemedicina: l'esperienza dei pazienti sottoposti a visite neurologiche

L'articolo parla di uno studio che mostra come i pazienti siano soddisfatti della telemedicina neurologica per comodità e sicurezza, ma con alcune riserve sull'uso futuro.

L’insonnia fa aumentare il rischio di ulcera peptica

card

L'articolo spiega di come l'insonnia possa aumentare il rischio di ulcera peptica.

Modello studia le cause dell’insonnia nelle donne in menopausa

card

L'articolo tratta dei disturbi del sonno nelle donne in menopausa, collegandoli principalmente alle vampate di calore piuttosto che ai livelli ormonali.

Musicisti: gestione dell’ansia da esibizione in pubblico

card

L'articolo tratta dell'ansia da prestazione musicale, descrivendo come alcune forme di questo disturbo possano influire negativamente sulle esibizioni dei musicisti.

Terapia cognitivo comportamentale fornita da Internet per ansia e depressione

card

L'articolo esplora uno studio sull'efficacia delle terapie online per ridurre ansia e depressione.

Un assistente vocale basato sull'IA per ansia e depressione

card

L'articolo tratta di come un'assistente vocale possa migliorare i sintomi di depressione e ansia.