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Il digiuno prolungato aiuta a ridurre il dolore nell’artrosi degli arti inferiori
I risultati di uno studio pubblicato su Nutrients suggeriscono che i pazienti con artrosi degli arti inferiori possono trarre beneficio dal digiuno prolungato come parte di un trattamento integrativo multimodale per migliorare il dolore, oltre che la qualità della vita e i parametri funzionali specifici della malattia.
“Dati clinici preliminari suggeriscono che la riduzione del dolore attraverso il digiuno può essere efficace in diversi casi. Abbiamo voluto esaminare gli effetti del digiuno modificato prolungato sul dolore e sui parametri funzionali nell’artrosi dell’anca e del ginocchio”, spiega Daniela Koppold, della Charité-Universitätsmedizin Berlin e dell’Immanuel Hospital Berlin, in Germania, prima autrice del lavoro.
I ricercatori hanno valutato i dati di 125 pazienti consecutivi ricoverati all’ospedale Immanuel di Berlino tra febbraio 2018 e dicembre 2020, che hanno risposto a questionari all’inizio e alla fine del trattamento ospedaliero, nonché a 3, 6 e 12 mesi dopo la dimissione. Inoltre, hanno esaminato regolarmente parametri ematici e antropometrici selezionati, nonché valutazioni soggettive del dolore, durante la degenza ospedaliera. Il digiuno è stato l’unico intervento comune per tutti i pazienti, eseguito come parte di un programma di trattamento integrativo multimodale, con un apporto calorico giornaliero inferiore a 600 kcal per una media di 7,7 giorni.
I risultati hanno rivelato un miglioramento della sintomatologia complessiva e riduzione del dolore comprovato da scale ufficialmente riconosciute. I farmaci antidolorifici sono stati ridotti, interrotti o sostituiti da rimedi erboristici nel 36% dei pazienti. Miglioramenti sono stati osservati anche nei parametri di esito secondari, tra cui migliore qualità della vita, riduzione di ansia e depressione, e diminuzione del peso corporeo e della pressione arteriosa.
“Saranno necessari studi controllati randomizzati di conferma per indagare ulteriormente su queste ipotesi” concludono gli autori.
Fonte:
Nutrients. 2023 Jun 9;15(12):2695. Doi: 10.3390/nu15122695.
IT-NON-2024-00373
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